Fra le manifestazioni del culto eucaristico si annoverano le Quarantore, un tempo così diffuse e così solenni da costituire un rinnovamento spirituale, di preghiera, di penitenza, di comunione per tutti i credenti.
Questa pratica di devozione consiste nell’adorazione per quaranta ore continue del Santissimo Sacramento, visibile nell’Ostensorio contenente l’Ostia, solennemente Esposto sull’altare. Il nome Quarantore richiama il periodo trascorso fra la morte di Gesù il Venerdì Santo (ora nona) e la Sua risurrezione all’alba della Domenica di Pasqua; “Cristo fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le scritture” (Prima lettera ai Corinzi 15, 3-4), principio di fede confermato nel Credo. Con il trascorrere del tempo le Quarantore acquistano lo stile, l’importanza e l’efficacia di vere missioni popolari affidate a predicatori, diventando così un mezzo d’integrazione di quelle quaresimali, considerate strumenti di grazia e di rinnovamento della vita cristiana. A causa degli inevitabili cambiamenti e della crisi della fede, questa pia pratica, come molte altre, si è attenuata.
Il Vaticano II “nell’Eucharisticum Mysterium“ detta alcune norme per questa devozione, soprattutto nel senso che l’esposizione deve legarsi con la celebrazione eucaristica in cui viene consacrata l’ostia da esporre all’adorazione e concludersi con il rito solenne della benedizione. Dal 1967 con la nuova liturgia, il termine quarantore si modifica in “Esposizione Solenne del Santissimo Sacramento”. Un esame articolato è necessario per conoscere come si svolgevano, nella nostra parrocchia, le Quarantore. Si celebravano ogni anno nei due giorni precedenti e nella festa dell’Epifania. Mi ricordo, in particolare, l’altare maggiore e i tre archi dell’abside addobbati, (allora si diceva assettati) con pregiatissime stoffe rosse e argento piegate e arricchite con drappi e nastri degli stessi colori.
Sull’altare maggiore, ornato con fiori e luci, veniva collocato il tempietto dorato in stile gotico per mostrare l’ostensorio con l’ostia consacrata. Nei primi due giorni la mattina alle ore sette veniva celebrata la santa messa. Alle ore otto, il suono dell’Ave Maria, che si ripeteva ogni ora, dava inizio al rito di guardia per l’adorazione. Alle nove della sera; si svolgeva la celebrazione del santo rosario, seguiva la predica fatta dal padre cappuccino e infine la benedizione eucaristica concludeva la giornata. Famose mi ricordo le prediche di padre Emanuele da Poppi. Il giorno dell’Epifania iniziava con le due consuete sante messe, alle 11 solenne messa cantata in terzo celebrata dal padre cappuccino e la sera a conclusione vespri e benedizione eucaristica finale. Nell’anno 1961, il parroco don Onorio Masetti, spinto dal desiderio di facilitare le confessioni, data la presenza del padre cappuccino e di rendere più solenne il Natale, sposta le Quarantore nei tre giorni precedenti la quarta Domenica d’Avvento.


Da: "La fede, la storia, la tradizione del popolo di san Lorenzo a Campi"
Franco Masi