VISITA PASTORALE

del Cardinale Giuseppe Betori 

Parrocchia di San Lorenzo a Campi 

16 – 21 Ottobre 2018

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16 OTTOBRE 2018

La visita del cardinale Giuseppe Betori presso la Parrocchia di San Lorenzo a Campi, si è aperta alle ore 10:00 con l’accoglienza in Chiesa da parte di un piccolo gruppo di parrocchiani, che hanno rivolto il loro saluto al vescovo, dopo aver recitato insieme l’ora media.

 

È stato, infine, spiegato il significato dello stendardo, che raffigura una graticola, simbolo del martirio di S. Lorenzo, agganciata al Pastorale Episcopale a significare il sostegno del Vescovo alla nostra Comunità, e la mitra Vescovile che abbraccia la graticola stessa come segno dell’abbraccio alla santità perché tutti possano con gesti quotidiani e semplici aspirare ad essa sull’esempio del diacono Lorenzo. Al termine, il cardinale e Don Ivo hanno visitato alcune persone anziane e/o malate della parrocchia, portando loro conforto con la preghiera.

Successivamente è stato accolto in palestra dai bambini della scuola elementare Faà di Bruno con un canto alla Madonna. Emozionati gli hanno rivolto alcune domande alle quali il vescovo ha risposto spiegando il significato della visita pastorale e chiedendo loro di seguire Gesù ogni giorno, rispettando i propri compagni, svolgendo il proprio dovere e donando la pace agli altri. 

Gli hanno donato un album di disegni realizzati da loro. “In questi disegni - ha affermato il vescovo - vedo la testimonianza di come voi vedete il mondo pieno di pace”. Accanto all’album, dalle maestre e dalla direzione della scuola è arrivato in dono anche un libro sul fondatore delle suore che aprirono questo istituto, il beato Faà di Bruno, la cui storia ha incuriosito il vescovo quanto le domande dei bambini. “Cosa significa essere vescovo?” Ha chiesto Alessia, di quinta elementare. “Un giorno, ero con un altro gruppo  di bambini che facevano un gioco in cui ad ognuno veniva attribuito un animale - ha risposto Betori - e un bambino ha chiesto che animale fosse il vescovo. Un altro ha risposto: è un’aquila! Forse l’ha detto per via del mio naso - ha continuato scatenando una risata collettiva - ma aveva ragione. La parola Vescovo deriva dal greco e vuol dire Guardare dall’alto come fa un’aquila, il mio compito è guardare e tenere nel cuore tutti gli 840.000 figli che mi sono stati affidati.”

Dopo il pranzo in canonica ha visitato l’orto della carità. È un campo coltivato da volontari che poi propongono i prodotti in cambio di un’offerta libera per raccogliere fondi da destinare alle missioni sudamericane dell’Operazione Mato Grosso. È stato accolto da un gruppo di persone anziane, ma anche da famiglie con bambini. Gli sono state rivolte tre richieste:

  1. che la sua PAROLA sia seme nel nostro cuore;
  2. la sua BENEDIZIONE;
  3. di lasciare la sua IMPRONTA, con la semina di baccelli.
Con pazienza e amore il Vescovo ha risposto  a tutte quante le richieste. “I miei nonni erano contadini - ha detto il cardinale ai volontari dell’orto - ed è di grande valore trasmettere ai ragazzi cosa significa curare una pianta e portarla a fare frutti: per tanti ragazzi può essere più importante anche di momenti di adorazione in chiesa, e detto da un vescovo vale molto. Ha parlato ai presenti di come sia importante l’esperienza dell’orto della carità che stiamo facendo nella nostra parrocchia. È partito dal riflettere sulla frase “C’è più gioia nel dare che nel ricevere!”.
Chi lavora nell’orto dona la propria fatica, il proprio tempo e i propri soldi per coltivarlo, ma guadagna gioia. La gioia di avere la certezza di essere vicini al cuore di Gesù con la propria opera. Oggi la gente vuole tutto e subito, vuole la felicità ad ogni costo, ma il dolore e la sofferenza fanno parte della vita, non vi si può sfuggire. Anche Gesù non è sfuggito alla sofferenza, ma l’ha accettata, come parte integrante dell’umanità. Quello che nasce dalla consapevolezza di quel che facciamo (anche con la fatica) è qualcosa di buono per gli altri e per noi stessi.

Il Vescovo si è rallegrato per la nostra comunità, perché la nostra gioia nel dare viene proiettata, non solo vicino a noi, ai nostri fratelli parrocchiani, ma anche a migliaia di chilometri di distanza, dove non possiamo vedere, ma dove il nostro piccolo seme porta un grande frutto per le Missioni in Perù e in Brasile. Ha constatato, infine, che la coltivazione dell’orto è interessante come esperienza, perché la pazienza dei contadini nel coltivare la terra è un grande insegnamento per i giovani che vivono oggi in un mondo che vuole tutto e subito. Si impara che non sempre si può ottenere ciò che si vuole, la sconfitta fa parte della vita, il seme non sempre porta frutto, in quanto esso è un dono. Il gruppo di orticoltori ha regalato una cesta di prodotti dell’orto e una di tagliatelle, fatte a mano da alcune parrocchiane.

Dopo circa un’oretta, accompagnato da don Ivo, ha visitato i bambini e i ragazzi del doposcuola organizzato dall’associazione Effe.Di.Bi, presso la sede dell’ex convento Faà di Bruno. I ragazzi del doposcuola insieme a tanti volontari hanno accolto il cardinale nella cappellina e hanno cantato due canti, uno sulla figura di Don Bosco, l’altro al beato Francesco Faà di Bruno. E’ stato poi spiegato al vescovo, da una maestra che fa servizio come volontaria, come per loro sia fonte d’ispirazione una frase di don Bosco: Educare è cosa del cuore. L’arcivescovo ha ribadito ai ragazzi l’importanza dello studio e di come devono sempre ringraziare chi li aiuta nel crescere.

Intorno alle 17.00 si è recato presso l’oratorio don Bosco e ha incontrato i ragazzi di prima e seconda media, che frequentano il catechismo. Essi, insieme ai catechisti, hanno accolto il cardinale con la lettura del bellissimo salmo 66(67). Dopo i saluti iniziali il catechista Michael ha presentato a sua Eminenza i ragazzi, soprannominandoli “i grandi” del catechismo, riferendosi alla loro età e maturità. Si è passati subito alle numerose domande che i ragazzi hanno voluto fare. Molte di queste riguardavano la figura del vescovo coinvolgendo direttamente il cardinale nella sua esperienza di pastore della Chiesa Fiorentina. Erano del tipo: “Cosa comporta il gestire una diocesi come quella di Firenze che comprende 850 mila persone”? Oppure “Cosa ha provato quando è stato scelto per diventare vescovo?” Altre curiosità: “Perché porta la veste rossa? Perché porta l’anello e il copricapo che indossa quasi sempre?” Dopo le prime domande, il Cardinale ha desiderato parlare liberamente ai ragazzi dando molti dettagli sulla gerarchia e la gestione della Chiesa.

Ha parlato dettagliatamente del suo ruolo di membro della Congregazione Romana, che si occupa dei candidati alla futura beatificazione e canonizzazione (Congregazione per le cause dei Santi) e ha raccontato alcuni simpatici aneddoti riguardanti la sua esperienza come elettore nell’ultimo Conclave, quello da cui è stato eletto Papa Francesco. L’incontro si è concluso con una preghiera del Cardinale e la conseguente benedizione. Non è mancata la doverosa foto di gruppo che il cardinale ha fatto con don Ivo, i catechisti e ovviamente i ragazzi.

 

Al termine del primo giorno della visita pastorale il vescovo ha incontrato i ragazzi della Scuola Calcio Allievi e Juniores con gli allenatori e le famiglie. Il Cardinale ha ribadito a bambini e ragazzi il concetto del sacrificio e di quanto siano importanti gli allenamenti. Bisogna fare un po’ di fatica, bisogna saper ascoltare per ottenere un risultato. Poi ha sottolineato come il calcio sia positivo in quanto gioco di squadra: invita all’altruismo, a sapersi mettere al servizio degli altri. Per chiarire meglio il concetto ai ragazzi ha fatto un esempio molto calzante. Cristiano Ronaldo, grandissimo calciatore diventato famoso per aver segnato tanti goal quando giocava nel Real Madrid, adesso che è nella Juventus, sta segnando meno ma  è comunque prezioso alla squadra, portandola alla vittoria, grazie ai tanti assist che fa ai suoi compagni.

 

18 OTTOBRE 2018

 

Il secondo giorno di visita pastorale, in tarda serata il cardinale Giuseppe Betori si è riunito con i membri del COPAE (Consiglio Pastorale degli Affari Economici) con i quali ha condiviso la cena.

Successivamente, alle 21:00, ha incontrato tutta la comunità di San Lorenzo all’interno del salone dell’oratorio Don Bosco.  L’incontro è iniziato con l’esposizione da parte di due membri del consiglio pastorale parrocchiale della sintesi delle risposte ai questionari inviati a tutte le famiglie della parrocchia, nel periodo precedente alla visita.

Alla prima domanda “Cosa pensi che la Chiesa dovrebbe fare per attirare i giovani a Cristo?” sono state date diverse risposte tra le quali “mostrare che la vita è un dono”, “aiutare a scoprire e a far fruttare i propri talenti”, “testimoniare la gioia della fede e del servizio”, “essere accogliente e pronta all’ascolto” e “parlare di Cristo con semplicità, attualizzando i suoi insegnamenti”.

Alla seconda domanda “Che cosa manca, secondo te, in parrocchia, che pensi ci debba essere?” sono venute fuori diverse richieste dalle quali è emersa la necessità personale di preghiera, sia individuale che di gruppo,  e di incontri di formazione per le famiglie, anche a livello biblico e liturgico.

Alla terza domanda “Senti che la voce della Chiesa, nei tempi attuali, ti sia di stimolo alla ricerca personale di Dio?” la maggioranza delle risposte ricevute ha associato la parola “Stimolo alla ricerca personale di Dio” nella vita quotidiana direttamente al Papa.             Papa Francesco dei nostri giorni con la sua semplicità e disponibilità all’ascolto è di stimolo a riscoprire Cristo nei tempi moderni. Qualcuno nelle sue risposta ha scritto che il suo “rivoluzionario” modo di infiammare gli animi in una società così piena di dubbi e venti tante volte contrari è un grande  esempio per tutti che ci permette di essere più vicini a Cristo. Alcuni si sono riavvicinati a Cristo attraverso la chiesa nella prova di malattie   o   difficoltà   della   vita   trovando   conforto   e   forza   oppure   in   cose   più   semplici   tipo   un   corso prematrimoniale o l’accoglienza di qualcuno che è nel bisogno.

La quarta domanda nel questionario era una domanda libera formulata così “Al mio Arcivescovo vorrei dire...”. In ogni riposta ricorre per prima la parola “Grazie”. “Grazie Vescovo per essere venuto a trovarci qui in periferia!”. Qualcuno vorrebbe dirle “vieni, camminiamo insieme verso Cristo”; altri invece “vieni  in  mezzo  a  noi,  abbiamo   bisogno   di  stimoli  sempre   nuovi   altrimenti  il   cuore  si addormenta”. In molte risposte la comunità chiede la sua Benedizione per le nostre Famiglie affinché siano sempre unite come la sacra Famiglia di Cristo​. In altre, la comunità chiede la sua Benedizione per i Giovani perché sono la colonna portante della Chiesa e della società moderna. 

 

 Alessia, che ha esposto le ultime due domande, ha poi formulato una riflessione personale raccontando come sua figlia sia rimasta entusiasta dell’incontro con il vescovo al punto da riferirle “mamma, sembrava di parlare con un “nonno”....lo vorrei al catechismo tutte le settimane!”.  Ha poi concluso dicendo che questo è quello di cui la comunità ha bisogno: chiamare a sé i giovani cercando di suscitare in loro stupore verso Cristo attraverso sentimenti di umiltà ma anche coraggio in una società dove di materiale non manca nulla.

Il Vescovo, ha ringraziato la comunità per aver condiviso con lui i propri pensieri e riflessioni, dandogli così un riscontro utile su quanto essa sia attiva e partecipe alla vita della parrocchia e attenta ai suoi bisogni. Ha poi commentato brevemente ogni domanda. Alla prima ha detto di essere rimasto colpito dalla parola “gioia”, della seconda, ha sottolineato come non dobbiamo aspettarci qualcosa dalla parrocchia o dalla Chiesa, ma essere noi in primo luogo responsabili della vita parrocchiale. Della terza domanda gli ha fatto piacere che tanti abbiano nominato Papa Francesco.

Ha poi proseguito l’incontro parlando alla comunità di tre punti fondamentali:

1) corresponsabilità nella parrocchia, intesa come una partecipazione attiva e responsabile alla vita parrocchiale, che comprende l’avere a cuore chi è nel bisogno, la formazione pastorale sia dei bambini sia dei ragazzi del catechismo, sia delle persone più adulte, in quanto il parroco da solo, non può riuscire a sopperire alle tante necessità presenti nel territorio;

 

2) interazione tra parrocchie, in quanto una realtà bella e attiva ma fine a sé stessa, non produrrebbe frutto. Ha fatto l’esempio dei ragazzi di un dopo cresima parrocchiale che, anche se fanno tante attività ed esperienze, ma non interagiscono nel mondo circostante e non si confrontano con altri gruppi di ragazzi appartenenti ad altre parrocchie o ancora più in grande, con altre associazioni come l’Operazione Mato Grosso, restano limitati e non arricchiscono loro stessi e gli altri, rendendo sterile il loro lavoro.

3) missione e chiesa in uscita, nel significato espresso da Papa Francesco. Il cardinale ha riferito come il Papa abbia sottolineato che l’apertura della Chiesa, non deve essere intesa solo come una porta aperta, pronta ad accogliere chi vi bussa nel bisogno, ma come deve essere aperta, pronta ad uscire fuori per coloro che sono lontani, che sono nelle periferie.

L’incontro si è concluso con alcune  domande rivolte liberamente dalla comunità. Una di queste, molto attuale, chiedeva come poter rispondere da cristiani, alle critiche rivolte alla Chiesa in occasione di scandali che la vedono coinvolta. Il vescovo ha risposto che la Chiesa è fatta di persone umane e in quanto tali peccatori. Per questo è importante ricordare e ricordarsi che Cristo è venuto al mondo per portare a tutti gli uomini la Misericordia del Padre, di cui tutti siamo chiamati ad essere testimoni attivi.

 

19 OTTOBRE 2018

 

Nel terzo giorno di visita pastorale, nel pomeriggio, il cardinale Betori ha fatto visita alla sede della Misericordia di via Saffi, nella quale è stato accolto dai volontari in divisa e dal gruppo dei ragazzi di “Insieme verso l’autonomia”. È stato accompagnato nel giro della struttura, a Villa Palagio che ospita “Casa Diletta”, una casa di accoglienza per le famiglie dei malati e dei bisognosi. I ragazzi hanno poi regalato al vescovo un dipinto raffigurante Cristo sulla croce, realizzato con le loro mani. E’ stato un momento davvero bello ed emozionante per tutti i presenti.

Al termine, è stato accompagnato da Don Ivo al Convento delle Suore Carmelitane di Santa Teresa Maria della Croce, dette anche  “Bettine”. Lì è stato accolto dalle suore e da alcuni fedeli ed insieme hanno recitato i vespri. Ha concluso poi la visita con l’incontro con le suore più anziane e malate, che lo hanno accolto con gioia e gratitudine.

 

20 OTTOBRE 2018

 

Sabato pomeriggio il cardinale è tornato nella nostra parrocchia ed è stato contagiato dalla gioia dei bambini e dei ragazzi dell’oratorio. È  stato accolto con il canto “W don Bosco” animato con i gesti. Gli è stato mostrato un cartellone fatto da loro e gli è stato spiegato attraverso i disegni che cosa rappresenta per loro l’oratorio. Successivamente lo hanno condotto in cappellina dove ad uno ad uno hanno riempito i rami di un albero spoglio con foglietti colorati sui quali avevano scritto alcune preghiere. Infine i bambini hanno condiviso con il cardinale la merenda e gli hanno fatto assaggiare il salame al cioccolato preparato con le loro mani grazie all’aiuto degli animatori.

Intorno alle 17:30 si è recato in Chiesa per celebrare il rito dell’Unzione degli Infermi. Tante persone anziane o malate hanno partecipato con coinvolgimento e fede. I momenti più belli sono stati due. Il primo durante l’omelia, nella quale, con un sorriso ha spiegato ai fedeli di non aspettarsi da lui un miracolo di guarigione del corpo (quello potrebbe anche avvenire se il Signore lo vorrà) ma di aver fede che il gesto dell’unzione possa risollevare le loro anime dalle sofferenze sia fisiche che spirituali, donando loro consolazione. Inoltre ha detto di essere personalmente vicino ai malati e di essere vicino alla loro sofferenza. Ha spiegato però che non dobbiamo fuggire da questa, perché Cristo non è fuggito, ma l’ha affrontata salendo sulla croce. Il secondo durante il gesto dell’Unzione dove è passato panca per panca ed ha unto la fronte e i palmi delle mani dei fedeli malati. Sul viso di tutti si poteva leggere una profonda emozione e gratitudine.

 

21 OTTOBRE 2018

 

La visita pastorale del Cardinale Betori si è conclusa domenica con la celebrazione della Santa Messa e il pranzo insieme alla comunità.

Alla Messa hanno partecipato tantissime persone, tra le quali molti bambini del catechismo con le loro famiglie e anziani. Per agevolare i fedeli è stata allestita nel salone dell’oratorio la proiezione della celebrazione.

Uno dei momenti più belli della Messa è stato quello dell’omelia nella quale il vescovo con parole semplici adatte a tutti, grandi e piccini, ha affrontato un tema molto importante: la presenza di Dio nel mondo. Ha constatato che Dio, al giorno d’oggi è messo da parte. Ovunque si guardi, ci sono realtà che ci fanno credere di poter fare a meno di Dio, di poter bastare a noi stessi e che Dio non esiste. 

Stiamo vivendo in un’era di trasformazione dell’essere, che non è più umano, ma transumano. Un essere che sperimenta la vita attraverso le sue estensioni tecnologiche e non più attraverso il contatto con gli altri. E allora, in tutto questo, dobbiamo essere noi cristiani a testimoniare la presenza di Dio nel mondo, dando un senso alla nostra vita, scoprendo che non si vive per morire, ma si vive con la certezza che dopo la morte ci aspetta la vita eterna. 
Solo con questa fiducia, saremo in grado di affrontare le sofferenze che la vita ci riserva. Dio infatti non risponde alla domanda sul perché della sofferenza nel mondo, non ci offre una soluzione, ma ci dona suo Figlio. Lui che si è fatto uomo per noi ed è salito sulla croce, Lui che sa cosa vuol dire soffrire e partecipa alle nostre sofferenze. Il male nel mondo può essere vinto solo dall’amore, che sconfigge tutto, anche la morte.

L’altro momento bello della Santa Messa è stato quello dell’offertorio, durante il quale gli è stato donato un libro fatto con i disegni e i pensieri dei bambini del catechismo. Lo ha velocemente sfogliato e ha sorriso a quel semplice omaggio donato  col cuore.

La celebrazione è stata accompagnata dal coro e da tutta la popolazione che ha partecipato attentamente, contenta e grata di poter godere della presenza del proprio pastore nella propria casa.

Al termine della Santa Messa tutti i bambini e i fedeli sono stati invitati a recarsi presso il giardino dell’oratorio, nel quale è stata scattata dall’alto una foto di gruppo: il vescovo al centro e da esso partivano i raggi, di un sole, composti dalla comunità.

Abbiamo salutato il Cardinale dopo aver pranzato con lui e dopo il taglio della torta, sulla quale era raffigurato il simbolo dello stendardo della Parrocchia di San Lorenzo. 

 

 Questa settimana insieme al Cardinale Betori è stata una benedizione per le nostre vite, che hanno ricevuto nuova linfa dalle sue parole e dalla sua testimonianza. Preghiamo per lui, così come ci ha chiesto, affinché il Signore lo conservi sempre nel Suo amore, rendendolo guida per le genti.