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La chiesa di San Lorenzo  è la chiesa parrocchiale dell’omonima frazione del comune di Campi Bisenzio. L’attuale parrocchia, situata sulla riva destra del fiume, comprende oggi anche la limitrofa ex parrocchia di San Martino e il suo territorio  arriva fino al confine con il comune e la diocesi di Prato.

I primi documenti del XIII secolo attestano l’esistenza di un piccolo oratorio, come luogo di preghiera per gli abitanti del villaggio e si riferiscono al famoso documento del 1208 relativo a una permuta di alcuni terreni  fra Giraldo del fu Chermonese e suo fratello Francesco. La chiesa in origine era piccola, con una sola navata e tetto a capanna, era  di patronato del popolo e suffraganea della pieve di Santo Stefano: dipendeva cioè dalla chiesa madre come tutte le altre chiese del piviere, ad eccezione di San Cresci, nata come monastero nell’ 866 e della chiesa di  Capalle che era di proprietà dei vescovi di Firenze. Il primo rettore della chiesa fu prete Cambio come sappiamo dal Libro delle entrate e uscite per la costruzione della terra di Campi, documento conservato nell’Archivio di Stato di Firenze del 1378-1379 e redatto in occasione della costruzione del castello di Campi. Dalla relazione della visita pastorale del 21 aprile 1447, compiuta dall’arcivescovo di Firenze Antonino Pierozzi, sappiamo che la chiesa era in buone condizioni ed era officiata dal monaco Mattia di Pietro degli Amidei di Firenze. Lo stesso arcivescovo approvò l’anno successivo i capitoli della compagnia di San Girolamo, fondata in anni precedenti da alcuni parrocchiani.

Verso la meta del settecento la chiesa subisce un ampliamento assieme alla ricostruzione della facciata.

Nel 1773 il priore Andrea Benini, sacerdote  di grande levatura culturale e di notevoli capacita nell’arte organaria, inaugurò l’organo da lui progettato e il cui nipote Rocco alla sua morte nel 1817 vendette alla pieve di Santo Stefano, dove ancora oggi è conservato. Nel 1785, a seguito della soppressione di tutte le compagnie laiche volute dal granduca Pietro Leopoldo di Lorena, tutti i beni mobili e immobili  della secolare confraternita di san Girolamo furono in parte assegnati alla chiesa e in parte venduti all’incanto. Furono inoltre soppressi tutti i  patronati delle comunità e del popolo  che divennero giuspatronato del granduca.

Dall’inventario del 1790 si descrivono minuziosamente: la situazione della chiesa, sacrestia, oratorio della compagnia, canonica, casa del lavoratore  e si viene a conoscenza che il campanile a vela era situato sopra la facciata della chiesa.

Nel 1816, in seguito alle soppressioni leopoldine  del 1785, l’ antica compagnia  della Misericordia fondata nella pieve di Santo Stefano trovò ospitalità nei locali della compagnia di San Girolamo addossati al fianco destro della chiesa. Il nuovo priore Angelo Benvenuti, succeduto al Benini, alla fine del 1817 si fece promotore di ingenti restauri alla chiesa. Tali restauri si completarono nel 1820 con la costruzione di una nuova cappella dedicata all’Arcangelo Raffaele e  del nuovo campanile a torre concepito per sostenere la grande campana acquistata nel 1823 dalla  Misericordia il cui scopo doveva servire a richiamare  i confratelli residenti nei popoli vicini. Con la costruzione della nuova cappella eretta di fronte a quella della Madonna del Carmine, la chiesa assunse così  la forma classica a croce latina, forma che conservò fino alla  ristrutturazione del 1963. Alla morte del parroco Benvenuti avvenuta nel 1824 la chiesa era stata interamente restaurata e rinnovata; da allora non ci furono grandi cambiamenti ma solo lavori di manutenzione: si  cambiarono alcune  dediche ottocentesche degli altari della chiesa. Dalla visita pastorale dell’arcivescovo Alfonso Maria Mistrangelo del maggio 1901 e dalla Relazione redatta dal parroco don Pietro Cecchi si apprende delle cattive condizioni in cui versava la volta della cappella della Madonna del Carmine a causa  della pioggia che filtrava dal tetto. Inoltre nel 1929 il vecchio altare maggiore viene sostituito con uno nuovo in marmo bianco disegnato dall’architetto fiorentino Severino Crott, autore anche della vetrata circolare eseguita nel 1952 raffigurante san Lorenzo. Restaurata all’inizio degli anni settanta  fu  collocata dal parroco don Aroldo Carotti all’interno nella  controfacciata.

L’aspetto moderno che caratterizza la chiesa, pur conservando espressive testimonianze del passato, è   dovuto ai grandi lavori di ristrutturazione del 1963 decisi dal parroco di allora don Onorio Masetti, per rispondere alle nuove esigenze dettate dall’aumento progressivo della popolazione verificatosi a partire dalla fine degli anni cinquanta. Il progetto viene affidato all’architetto don Marcello Peruzzi, il quale si orienta verso una  soluzione ardita e originale: essa prevedeva la completa demolizione dell’unica navata della chiesa e  la costruzione di due nuove navate laterali. Queste ultime venivano a occupare la navata di destra, lo spazio dell’antico oratorio della compagnia di San Girolamo, la navata di sinistra lo spazio ricavato da alcuni ambienti della canonica.

La piccola chiesa aveva così lasciato il posto a un edificio a tre navate, con copertura lignea di grande originalità,  costituita da un doppio ordine di travature sostenute da quattro pilastri in cemento armato. Il 4 ottobre 1964 la nuova chiesa, venne consacrata dal card Ermenegildo Florit. Tutte le opere d’arte realizzate dal 1964 al 1966 volute da don Onorio Masetti si inseriscono armoniosamente nel programma di rinnovamento dell’edificio. L’artefice di tutto il complesso  figurativo fu lo scultore umbro Giovanni Riccetti le cui opere sono: i rilievi in legno per il confessionale raffigurante il figliol prodigo, i rilievi del portale maggiore con episodi della vita del martire Lorenzo, i due angeli in pietra serena per il ciborio, il mosaico con la Glorificazione di  San Lorenzo collocato sulla facciata  e la Via Crucis in terracotta. Le vetrate sono opera del prof Ugo Signorini eseguite dalla manifattura Felice Quentin di Firenze.

Iniziando dall’abside la visita alla nostra chiesa, ammiriamo   scoperti e restaurati in occasione dei lavori di ristrutturazione, il frammentario ciclo di affreschi di scuola  fiorentina della prima meta del quattrocento, che illustrano le storie della vita del santo martire titolare, completati sulla volta absidale dai Quattro Evangelisti . Sulla parete centrale troviamo il bellissimo Crocifisso ligneo di scuola fiorentina databile alla fine del quattrocento e restaurato nel 1989.

Il Crocifisso apparteneva  alla compagnia di San Girolamo ed è stato oggetto nei secoli di grande devozione popolare.  

Completa il ciclo pittorico dell’abside, sulla parete destra, l’affresco seicentesco staccato dall’altare del distrutto oratorio della confraternita, opera  del riscoperto pittore campigiano Michele Arcangelo Palloni, realizzato in funzione dell’antico Crocifisso che, collocato al centro del dipinto, dava senso compiuto alla composizione.

Nella cappella di sinistra, colpisce la bellissima pala d’altare dell’Arcangelo San Raffaele e Tobia,  del pittore Ademollo,  del sec XIX e  un affresco murale deteriorato, la Moltiplicazione dei Pani attribuito  allo stesso autore. Sull’altare è visibile il busto in terracotta di San Lorenzo, copia di pregevole fattura attribuito a Donatello, la copia originale è custodita nella sacrestia vecchia dell’ omonima basilica medicea. Nella navata destra troviamo  il bell’altare in pietra serena del 1740 innalzato per conservare il quadro raffigurante la Madonna del Carmine, che in questo popolo già aveva profonde radici nel culto e nella devozione , ritenuta miracolosa e dichiarata Copatrona, trafugata e poi recuperata. Attualmente il quadro é conservato in canonica, l’autore è Baldassarre Franceschini detto il Volterrano (Volterra 1611-Firenze 1690). Lungo la parete della navata destra è possibile ammirare il dipinto raffigurante L’ Adorazione dei  Pastori opera ascrivibile  a un anonimo pittore affine a Pier Dandini, restaurato nel 1991. Completa la navata il moderno fonte battesimale, disegnato dal Peruzzi, ospitato entro una nicchia scavata nel muro e incorniciata da un arco in pietra serena: unico elemento rimasto dell’altare seicentesco della compagnia di San Girolamo proveniente  dall’omonimo oratorio  demolito nel 1963. In canonica è infine conservato un affresco frammentario con la sua relativa sinopia raffigurante un evangelista a mezzo busto. I restauri al patrimonio artistico promossi dal parroco don Aroldo Carotti completano per il momento la secolare memoria storica della nostra chiesa.

Da “ La fede, la storia, la tradizione del popolo di San Lorenzo a Campi ”

(Franco Masi)

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